Home Vita della chiesa Al saluto Sydney piangeva

Al saluto Sydney piangeva

Sydney piange la partenza dei giovani che le hanno conquistato il cuore. Una pioggia fitta scende sulla città mentre il Boeing delle Air Mauritius lascia il grande aereoporto della metropoli australiana. Un sentimento che i venti riminesi partecipanti alla GMG ricambiano. Fisicamente sono esausti, dopo quindici giorni intensissimi, indeboliti anche da un po’di febbre e raffreddamenti vari, ma quella città e quella gente ormai ha segnato il loro cuore.
Ora Sydney ritorna ai suoi ritmi normali di grande città interetnica, quasi un anticipo del futuro. Ma non sarà più uguale a prima. Quell’esercito di giovani che per una settimana l’ha attraversata, l’ha anche cambiata, l’ha ringiovanita nel cuore, lei che pure è parte di un continente giovanissimo, ma che sembra invecchiato precocemente, come tanti di quei suoi giovani che la fanno finita con la vita dai suoi pur splendidi ponti.

A loro e a tutti ha parlato un vecchio dal sorriso non facile, ma luminoso. Un giovane di cuore, venuto pellegrino anche lui da una terra lontana. Non ha il fascino del suo predecessore, non ha la stessa capacità comunicativa, ma quei 300 mila giovani li conquista con i suoi discorsi ricchi di contenuto e di proposta. Non sono i giorni sfibranti della GMG il tempo dell’elaborazione, ma quando torneranno a casa, con le loro comunità, quel messaggio diventerà fonte di riflessione e di approfondimento, di proposta e di azione.

Il gruppo riminese, dopo la splendida accoglienza di Melbourne, ospite delle comunità parrocchiali di San Giuseppe e di Santo Stefano, anche a Sydney ha la fortuna di essere destinato a famiglie, a differenza di tanti gruppi che invece, nelle scuole, nelle palestre e negli oratori troveranno lo spazio per stendere a terra un materassino, docce e servizi comuni, sempre un po’ affollati. Per i riminesi alla comodità delle famiglie fa da contrappeso il fatto di essere lontani dal centro di Sydney non meno di 40 km, nella cittadina di Saint Mary, nella parrocchia salesiana di Nostra Signora del rosario. Grazie a Dio e all’organizzazione statale i mezzi pubblici in Australia funzionano davvero bene e con un’oretta di treno si è nel centro della città.

Le giornate della GMG hanno da tempo un ritmo più che collaudato. Al mattino le catechesi a gruppi linguistici. I riminesi partecipano a quelle del nord-est dell’Italia. Il tema è quello dello Spirito Santo e della sua azione nella chiesa e nel mondo. Il primo dei predicatori è mons. Domenico Sigalini, recentemente nominato assistente nazionale dell’Ac proprio al posto di mons. Lambiasi. Don Domenico, per tanti anni animatore della pastorale giovanile italiana dopo la messa comunitaria condivide con i ragazzi il pasto del pranzo. Ma dopo un po’ si alza e scuotendo la testa commenta “Mi sa che mi vado a fare un panino”.

Il capitolo alimentazione alla GMG è uno di quelli cui sarebbe meglio soprassedere, se non avesse tanti di quei risvolti comici che viene spontaneo raccontarli. La cena per esempio quest’anno era stata battezzata “flebo”. Un sacchetto di plastica trasparente conteneva un brodo primordiale, mix di spezzatino di carne, patate, fagioli e tanto altro, condito con essenze diverse (al curry, al peperoncino, ecc.). Alla terza “flebo” (mancava un po’ di fantasia alla cucina) i giovani si sono organizzati in mille modi diversi, facendo la felicità dell’infinita serie di negozietti che vantano nel cuore di Sydney fast-food di cento diverse cucine nazionali. L’unica nota lieta dei pasti GMG era la lunga serie di snack e dolci che corredava ogni pasto e che comunque riempivano la pancia, pur a rischio di diabete.
Anche sui pasti l’accoglienza in famiglia riequilibrava le tristi diete dell’organizzazione, con colazioni pantagrueliche, all’inglese, alla filippina, all’italiana…

Dopo le catechesi, la Messa, la “flebo” del pranzo ed una sciroppata di mezzi pubblici (treni, tram, metropolitane) il pomeriggio era impegnato con i momenti comunitari della GMG: l’arrivo del Papa (il giovedì), la via Crucis (il venerdì), la Veglia della luce, con l’adorazione dell’Eucaristia (il sabato) e la Messa finale (alla domenica). Non è difficile riconoscere in questo schema il Triduo pasquale, la centralità del Mistero cristiano di morte e risurrezione. Particolarmente toccante la Via Crucis, che ha attraversato tutto il centro cittadino dall’Opera House al molo di Barangaroo. Del resto, a differenza di altre edizioni, la GMG non aveva spazi propri, ma volutamente il cuore della città era continuamente coinvolto e luogo di testimonianza. Così è stata riservata ai soli pellegrini la centralissima George Street durante tutti i giorni della GMG; così è stato per l’arrivo del Papa, che ha coinvolto almeno mezzo milione di persone; la via Crucis; il pellegrinaggio verso l’ippodromo di Randwick, con il famoso Harbour Brigde chiuso al traffico automobilistico dalle 5 del mattino alle due del pomeriggio per permettere il passaggio di almeno duecentomila pellegrini.

Volente o no la vita sociale della metropoli australiana è stata sconvolta. E da un iniziale atteggiamento di sufficiente indifferenza, da parte dei media e della gente di strada, si è passati alla simpatia, all’ascolto e perfino all’esaltazione di quei giovani, sempre sorridenti, anche di fronte alle provocazioni comiche di sparuti gruppi gay impegnati a seminare il percorso del pellegrinaggio di profilattici… Il capo della Polizia ha detto che nei giorni della GMG sono drasticamente crollate le azioni criminose, quasi fosse un merito dei pellegrini. In realtà l’impegno per l’ordine pubblico è stato imponente e non solo nei momenti della presenza del Papa. Quel che invece ha stupito, di fronte a tanta massa di persone, è stato che le forze di Polizia, massicciamente presenti, con ogni mezzo, compresi cavalli e biciclette, di fatto non sono mai dovute intervenire. Indubbiamente Sydney 2008 è stata fra le GMG meglio organizzate. Non aveva le proporzioni di Roma, Colonia e neppure Toronto, ma la grande disponibilità australiana è stata premiata anche da un tempo meteo che nei giorni dell’evento è stato almeno clemente e quasi primaverile (quando c’era il sole).

Nella grande arena dell’ippodromo di Randwick, chiesta in prestito dallo Spirito Santo all’ippica per qualche settimana, dove ai 300mila pellegrini si sono aggiunti altri 100mila fedeli per la messa conclusiva, il Papa ha dato appuntamento a tutti i giovani fra tre anni, nel 2011, a Madrid. Tre anni da spendere nella gioia della testimonianza della fede in Gesù nei tanti ambiti della vita.

Giovanni Tonelli