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A Dangerous Method

Europa, inizio Novecento. Ancora lontano dal primo conflitto che l’avrebbe insanguinato, nel Vecchio Continente nasce la moderna psicoanalisi. Freud e il giovane Jung sono le due figure chiave della scienza che “scandaglia l’anima”: spunta in sala il nuovo film di David Cronenberg A Dangerous Method, tratto dal testo teatrale di Christopher Hampton.
Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte ad un Cronenberg “in costume”, altri han trovato il film “freddo, distaccato ed estetizzante”. In realtà la nuova opera del regista di Videodrome è un altro prezioso tassello nella sua personale ed ossessiva ricerca nell’animo più nascosto dell’uomo, sottolineando gli aspetti meno “appariscenti” e spesso più disturbanti che si annidano nella psiche dell’individuo. E il “duetto” Freud-Jung generato dal rapporto di quest’ultimo con Sabina Spielrein, prima paziente, poi amante e brillante psicologa infantile (fucilata dai nazisti nel 1942), si trasforma in un coinvolgente viaggio nella nascita della psicoanalisi, con il duetto tra Jung e il maestro Freud che diventa duello, con “l’incomoda” Spielrein nel mezzo. La paziente suscita infatti dibattiti sempre più accesi tra i due luminari e la vita di Jung, sposato e con figli, viene scossa dall’affetto per la ragazza.
A Dangerous Method è meno banale di quanto si pensi: occorre ascoltare e mettersi in relazione con le dinamiche di intelletto, di pensiero ed emotive che si stabiliscono tra i tre personaggi principali (Jung è Michael Fassbender, Freud è Viggo Mortensen, e la Spielrein è resa da Keira Knightley), più i due di “contorno” importanti per lo sviluppo della storia, ovvero la consorte di Jung, Emma (Sarah Gaden) e il provocatorio dottor Otto Gross (Vincent Cassel). Sessualità, tabù, ambiguità, pulsioni: la scienza più “indagatrice” del secolo stava nascendo con il coinvolgimento – nell’anima e (nel caso di Jung) nel cuore – dei suoi scopritori.