Home Attualita Rimini, appello all’umano. Una catena senza “clausure”

Rimini, appello all’umano. Una catena senza “clausure”

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Da Rimini un appello per la pace ai conventi del mondo. E alla libertà religiosa. Un appello che si “alimenta” semplicemente di preghiera, silenzio e testimonianza. Negli anni Sessanta, Giorgio La Pira mise in moto, con una semplice lettera mensile, la preghiera collettiva delle suore di clausura di tutto il mondo per proteggere la Chiesa. Una catena del genere ha preso il via da Rimini, in favore dei cristiani perseguitati nel mondo. Una rete di preghiera che nel giro di alcune settimane si è estesa tra tante comunità monastiche in Italia e nel mondo. Hanno aderito e assicurato la loro partecipazione alla preghiera per i cristiani perseguitati che si rinnova ogni 20 del mese le trappiste del monastero Nostra Signora della Moldova di Nasi Pani (Repubblica Ceca), le religiose dell’Adorazione Eucaristica di Pietrarubbia, il monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria, le carmelitane di Santa Teresa di Tolentino, le clarisse del monastero della Natività di Rimini, le clarisse  di Sant’Agnese a Perugia, le clarisse di Foligno, la carmelitane di Fatima, le suore caldee Figlie di Maria Immacolata di Roma ed inoltre padre Bahjat da Damasco e don Georges Jahola da Erbil (due sacerdoti che sono stati a Rimini in precedenti edizioni dell’Appello all’umano). Le clarisse di Todi e le religiose cistercensi di Valserena sono tra le ultime comunità ad aver aderito alla proposta di un gruppo di riminesi che dall’agosto del 2014 ed ogni mese rinnovano in piazza Tre Martiri con la recita del rosario e l’ascolto di alcune testimonianze.
“L’odio contro i cristiani che viene alimentato quotidianamente in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo ci sollecita a continuare il nostro ‘Appello all’umano’. – spiega Marco Ferrini, direttore della Fondazione internazionale Giovanni Paolo II e tra i promotori del Comitato Nazarat che lancia l’Appello mensile – L’ultima strage di cristiani (72 vittime per la maggior parte si trattava di madri e dei loro piccoli in un parco) è accaduta nel giorno di Pasqua a Lahore in Pakistan ed è stata rivendicata dai talebani. L’orrore è già scomparso dai mass media ma noi restiamo fedeli agli appelli del Pontefice che nel messaggio Urbi et Orbi del 27 marzo ha detto: «Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire con il suo amore questi abissi»”.
Per questo, mercoledì 20 aprile alle ore 21, viene riproposta la recita del rosario in piazza Tre Martiri di Rimini. Padre Ihab Alrachid, un sacerdote greco melchita, originario di Damasco, darà la sua testimonianza. Padre Alrachid verso le 19 dello stesso giorno sarà anche in piazza Giovanni Paolo II (davanti al duomo) a Cesena per un’iniziativa analoga. Parte dunque anche a Cesena con la stessa formula abbracciata a Rimini questo appuntamento di preghiera e solidarietà. Da qualche tempo l’iniziativa viene proposta anche a Lugano, in Svizzera, in piazza San Rocco, ma anche a Siena e Perugia.
Insieme alla preghiera c’è anche la solidarietà. Continua infatti l’iniziativa proposta insieme all’organizzazione no profit Orizzonti di Cesena ‘Adotta una famiglia siriana’. Un ultima novità: il comitato Nazarat per i cristiani perseguitati in Medio Oriente di Rimini ha realizzato un website (www.nazarat.org, realizzato in italiano e in inglese) che riporta ampiamente l’attività del Comitato e le iniziative future. Nel segno della solidarietà e della preghiera.